Workspace control: come garantire flessibilità di utilizzo
Le tecnologie di workspace control abilitano gli utenti a lavorare da qualsiasi luogo e con qualunque dispositivo. Sebbene siano soprattutto due i vendor che fanno esplicitamente riferimento al workspace control, cioè Citrix e Ivanti, questa capacità si riferisce a diverse soluzioni UEM (Unified Endpoint Management). La più recente definizione proposta in merito da Gartner, sostiene che i moderni strumenti UEM consentono di “fornire una visione user-centric dei device attraverso le piattaforme dei dispositivi”. Inoltre, che permettono di “abilitare la gestione del PC mediante i controlli nativi di Windows 10, macOS e Chrome OS”. Questo vale anche per la parte MDM (Mobile Device Management) attraverso controlli nativi iOS e Android. Nell’ultimo Magic Quadrant dedicato dalla società di analisi al mondo UEM, la posizione di leader è occupata da Microsoft, VMware e IBM; quella di visionary da MobileIron; tra i challenger sono indicati BlackBerry e Ivanti; Citrix e Sophos, infine, rappresentano i Niche Player.
Perché serve un system integrator per il workspace control
L’elenco di Gartner non va inteso in maniera esaustiva, ma serve a far capire che, dinanzi ad alcuni protagonisti indiscussi del mercato, è necessario comunque che l’azienda sia affiancata da un system integrator con esperienza comprovata nella configurazione di ambienti anywhere. Il workspace control, infatti, richiede che siano implementati degli appositi tool UEM per garantire una piena flessibilità di utilizzo agli utenti, ma tale implementazione deve avvenire come parte integrante di un ridisegno complessivo di tecnologie e processi. È sempre Gartner a sostenere per esempio che “la pandemia ha messo in evidenza le criticità dei tradizionali strumenti di client management, come il provisioning, il deployment e la gestione degli aggiornamenti riferiti ai dispositivi. Molti non erano preparati a gestire il numero di device collegati e il volume di dati trasmessi tramite VPN”. Le organizzazioni che, invece, non sono state prese alla sprovvista durante la quarantena sono state quelle che avevano già avviato modelli di workspace control.
Partire dall’infrastruttura per armonizzare l’employee journey
L’importanza di un soggetto come il system integrator per l’adozione di un sistema di workspace control dipende dal fatto che non basta un tool UEM per assicurare a dipendenti e collaboratori l’opportunità di lavorare in smart working. Occorre realizzare un’infrastruttura che, sfruttando il cloud, metta in grado gli end-user di adoperare con qualsiasi device, compresi quelli in modalità BYOD (Bring Your Own Device), a prescindere da dove si trovino. È in virtù dell’infrastruttura che si può dare omogeneità all’employee journey, senza richiedere ogni volta che si cambia dispositivo o piattaforma nuove credenziali. A monte, in sostanza, è fondamentale una gestione centralizzata dell’inventario hardware e software, insieme a quella degli accessi, al patch management, alla distribuzione remota di pacchetti e, ovviamente, al backup e alla sicurezza. Solo così, a valle, sarà possibile un self-service basato su meccanismi di autorizzazione che non compromettano security e controllo, ma valorizzino quella visione user-centric che, secondo Gartner, gli strumenti UEM dovrebbero fornire.
I vantaggi del workspace control anche per il personale IT
Le forme più mature di workspace control non solo conferiscono flessibilità agli utenti, ma liberano il reparto IT dalle ulteriori incombenze che i processi di remotizzazione farebbero ricadere nella sua sfera di dominio. Anzi, oltre ai lavoratori che operano a distanza, anche il personale IT trarrebbe vantaggio da una soluzione ben strutturata di virtual workspace. Gli amministratori, infatti, avrebbero tutto sotto controllo, a fronte di una diminuzione dei ticket per la configurazione e la manutenzione di dispositivi e parco applicativo. In più, se il workspace rientrasse fra i servizi gestiti offerti da un system integrator, l’intero onere dell’assistenza non peserebbe all’interno dell’azienda. Si pensi a cosa significa questo in termini di tempo risparmiato nella risoluzione dei problemi, nella definizione dei profili di compliance, nella gestione delle vulnerabilità che aumentano all’aumentare della superfice d’attacco. Come ha dimostrato il periodo che ci siamo lasciati alle spalle, caratterizzato da una crescita esponenziale delle minacce, nel workspace devono coesistere controllo e flessibilità.