Smart working e digital workplace condividono lo stesso obiettivo: l’incremento della produttività del singolo dipendente e dell’intera azienda. Un obiettivo che il “lavoro agile” possiede nel suo Dna, come ricorda anche il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali su una pagina del suo sito sottolineando che si tratta di “una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi (…); una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività”. Analogamente il digital workplace, secondo una definizione di Gartner, “accelera la produttività e l’agilità della forza lavoro attraverso la tecnologia, le tecniche per aumentare il coinvolgimento dei dipendenti e gli stili consumer-oriented”. Riepilogando, perciò, i fattori all’origine della produttività per smart working e digital workplace sono:
Gli ultimi dati dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, che si riferiscono al 2019 e quindi dovranno essere rivisti al rialzo a causa del ricorso massiccio al lavoro agile nel periodo di lockdown, hanno evidenziato che gli smart worker sono più soddisfatti dell’organizzazione del proprio lavoro. Una maggiore soddisfazione che, ovviamente, facilita la produttività nei diretti interessati. A patto, raccomandano i curatori della ricerca, che si superi l’associazione tra smart working e lavoro da remoto e lo si interpreti invece come un percorso di trasformazione dell’organizzazione e della modalità di vivere il lavoro.
L’Osservatorio ha registrato un grande apprezzamento degli smart worker, che arriva a sfiorare il 78% nei lavoratori della pubblica amministrazione, in termini di migliore conciliazione fra vita privata e professionale. Anche in questo caso la confusione con l’home working, naturale quando si parla di conciliazione soprattutto con gli impegni familiari, può essere fugata tenendo insieme smart working e digital workplace. Quest’ultimo, infatti, rende possibile non soltanto la collaborazione dal proprio domicilio, ma quello che si può definire l’anywhere working: ogni luogo può trasformarsi nell’ambiente ideale di lavoro.
Affinché si realizzi l’anywhere working occorre l’implementazione di tecnologie digitali adeguate. Una delle maggiori criticità emerse nel periodo di quarantena è stata l’inadeguatezza delle imprese nel supportare smart working e digital workplace con strumenti pensati per svolgere attività al di fuori del perimetro aziendale. Ne sono degli esempi evidenti l’utilizzo di collaboration tool improvvisati, la mancanza di reti VPN (Virtual Private Network) per l’accesso in sicurezza ai dati aziendali, la carenza di infrastrutture resilienti a prova di attacchi ed errori umani, l’assetto dei sistemi sbilanciato su architetture on-premise invece che in cloud. Tutti elementi che hanno rallentato, se non addirittura interrotto, la produttività.
Smart working e digital workplace contribuiscono a determinare un employee engagement solido, perché ottimizzano l’employee journey. I dipendenti che possono usufruire, infatti, di un modello di lavoro flessibile e di una dotazione tecnologica che semplifica le loro attività si sentono più coinvolti e, quindi, diventano più produttivi. Questo riguarda in particolare, ma non solo, la vasta platea dei millennial che entro il 2025 si calcola rappresenterà il 75% della forza lavoro mondiale. Un segmento molto sensibile alla flessibilità delle condizioni lavorative e agli strumenti tecnologici offerti dalle aziende.
Strettamente connessa all’employee engagement, anzi all’employee experience nel suo complesso, è l’introduzione di stili consumer-oriented grazie a smart working e digital workplace. La “consumerizzazione” dell’IT, ha avuto modo di spiegare Gartner, non si riferisce tanto all’uso di applicazioni consumer nei contesti business, quanto piuttosto all’adozione di metodi e tecnologie che hanno già dimostrato di migliorare l’esperienza dei consumatori: strumenti user-friendly, possibilità di scelta dei device con cui interagire con il brand, mobilità, dimensione multicanale ecc. I risultati che questo insieme porta nella customer experience incrementando la percentuale di retention e loyalty, nell’employee experience si traducono in una produttività più elevata.