La migrazione al cloud è una pratica sempre più diffusa, accettata e, in alcuni casi, considerata con un certo livello di fatalità dalle aziende. Tuttavia, si tratta di un passaggio che non può essere considerato né ineluttabile né automatico: è una decisione da ponderare con il massimo dell’attenzione e soprattutto che ciascuna azienda dovrebbe eseguire con tempi e modalità compatibili con i propri bisogni e la propria capacità di adattamento.
Si tratta, infatti, di un processo che va ben oltre la semplice adozione di nuove soluzioni IT: richiede una riconsiderazione fondamentale del modo in cui l’azienda acquisisce, gestisce e utilizza la tecnologia per ottenere un vantaggio competitivo. Oggi agilità, velocità di adattamento e la capacità di scalare rapidamente le risorse, anche quelle IT, sono diventati prerequisiti essenziali per conservare competitività. Per fare questo, il cloud emerge come una soluzione centrale. Tuttavia, mettere in campo una Cloud Migration efficace richiede pianificazione, gestione del cambiamento e, non ultimo, un profondo livello di competenze.
Come abbiamo accennato, il cloud offre una flessibilità, scalabilità ed efficienza che non hanno paragoni con le soluzioni più tradizionali, legacy o on-premise, consentendo alle organizzazioni di rispondere rapidamente alle mutevoli esigenze del mercato e di ridurre i costi operativi. Secondo l’infografica Cloud (R)Evolution: Il Tempo Della Consapevolezza, pubblicata dall'Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, il 51% delle applicazioni aziendali risiede già nel cloud, dato che conferma una chiara tendenza all'adozione di questa tecnologia, secondo una traiettoria di crescita dovuta in parte all'evoluzione delle esigenze digitali e in parte alla necessità di cambiare il paradigma dei costi. Il cloud infatti permette di contenere l’investimento iniziale e infrastrutturale pur garantendo accesso alle nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale, che richiedono una grande potenza di calcolo e flessibilità nell'accesso ai dati.
La migrazione al cloud, tuttavia, non è soltanto una questione di tecnologia, ma anche di strategia aziendale e change management. Consente alle imprese di sfruttare al meglio le risorse IT, trasformando costi fissi in costi variabili e migliorando la resilienza e l'agilità aziendale e offre una piattaforma capace di gestire volumi enormi di dati in modo sicuro e accessibile. Ma, per poter essere fruite nel modo più vantaggioso, queste funzionalità devono essere opportunamente comunicate, sia in termini di formazione operativa, sia in termini di vantaggi strategici e operativi che implicheranno per chiunque ne farà uso.
Per poter stabilire quando avviare una Cloud Migration occorre mappare in maniera accurata ciò di cui l’azienda dispone: applicativi, hardware, asset infrastrutturali e così via. Inoltre, è fondamentale avere anche le idee chiare sullo storico aziendale, per esempio se sono già stati fatti (e perché sono stati abbandonati) progetti o sperimentazioni nel passato. Conoscere a fondo lo storico aziendale, eventualmente anche identificando sperimentazioni o progetti fatti in passato che non hanno avuto successo, aiuta senza dubbio a costruire uno scenario di migrazione realistico ed efficace.
La scelta del momento ideale per la Cloud Migration deve tenere conto degli obiettivi strategici, ma anche dei bisogni contingenti, per esempio l'espansione del mercato, nuovi servizi in fase di avvio o la necessità di riduzione dei costi operativi. Bisognerebbe anche considerare fattori più tecnici, per esempio il ciclo di vita della dotazione hardware e software esistente: far coincidere lo spostamento di una risorsa verso il cloud con il momento in cui la sua controparte legacy / on premise è giunta a fine vita è senza dubbio la strategia più interessante dal punto di vista economico, anche se si tratta di una situazione ideale che, come tale, in molte circostanze è applicabile solo in teoria.
Un altro aspetto da considerare è la governance IT e la strategia a lungo termine dell'azienda, che dovrebbe includere il cloud come parte integrante della propria visione futura. Un'adeguata preparazione comporta la formazione del personale e l'aggiornamento delle competenze: il 69% delle aziende ritiene che acquisire nuove competenze sia il principale ostacolo, secondo l’infografica già citata. Pertanto, il timing della migrazione dovrebbe permettere una transizione che minimizzi le interruzioni e massimizzi l'efficacia operativa.
La migrazione al cloud richiede un approccio metodico e strategico. Una delle prime fasi è la selezione di un modello di servizio cloud - Infrastructure as a Service (IaaS), Platform as a Service (PaaS) o Software as a Service (SaaS) - che meglio si adatta alle esigenze aziendali. La scelta dipende dal livello di controllo desiderato sull'infrastruttura, dalla volontà di gestire in-house la manutenzione e l'aggiornamento delle applicazioni, e da eventuali necessità specifiche, come il bisogno di particolari personalizzazioni o, al contrario, la volontà di avviare un processo di standardizzazione.
Un'accurata pianificazione è indispensabile. In questa è necessario includere la valutazione dei costi, dei tempi e dei rischi. Tipicamente, più l’infrastruttura esistente è articolata, più si propende per una strategia di migrazione incrementale, avviando la Cloud Migration dalle applicazioni meno critiche e progredendo verso quelle più complesse e sensibili. Ciò consente di mitigare i rischi e di accumulare consapevolezza e confidenza durante il processo stesso.
In una migrazione verso il cloud, il change management riveste un ruolo di primaria importanza: gestire il cambiamento organizzativo e tecnologico in modo efficace è essenziale per garantire l'adozione del cloud a tutti i livelli dell'azienda.